Di Alberto Benzoni

Il risultato delle elezioni in Andalusia è stato pessimo. Ma forse ancora peggiore, almeno in prospettiva, l’interpretazione che ne ha dato l’Europa. O meglio gli ambienti di Bruxelles e gli organi di stampa che ne propagano gli orientamenti.

 

 

Questi ci invitano a concentrare la nostra attenzione sul successo di Vox, ennesima manifestazione di consistenti minoranze “sovraniste, eurofobe e xenofobe; e, nel contempo, sull’insuccesso dei socialisti. Suggerendo, come via d’uscita, una specie di “taglio delle ali”, con la formazione di una maggioranza “europea”: socialisti, popolari e “liberali” di Ciudadanos.

Una proposta che non sta né in cielo né in terra. In primo luogo perché il partito di Rivera è sicuramente liberista, e in questo senso europeista; ma non è per nulla liberale. Perché “spagnolista” e perciò partigiano di un centralismo repressivo in Catalogna e altrove; perché pubblicamente ostile a qualsiasi tipo di condanna del regime franchista; e, infine, perché visceralmente ostile al socialismo, una politica e una cultura da “cancellare” in Andalusia come in Spagna. E, perciò, pubblicamente disponibile alla formazione di una maggioranza con l’appoggio degli “estremisti” di Vox; ipotesi cui il Ppe, tra l’altro fortemente indebolito dalla concorrenza di Rivera, non potrà dire di no.

 

 

Avremo, allora, e in una delle regioni più “rosse” di Spagna, un governo di destra radicale, frutto di una specie di vendetta postuma di un franchismo, consensualmente superato negli anni Settanta al prezzo di non essere mai collettivamente ripudiato. E, nel contempo, radicalmente altro rispetto ai valori su cui è stata, nel corso di decenni, costruita l’Europa.

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