sgombero violento migranti eritrei piazza indipendenza

di Franco Bartolomei

sgombero violento migranti eritrei piazza indipendenza

Photo Credits: velvetnews

Hanno voluto sbattere uno sgombero in prima pagina.

Lo sgombero violento da Piazza Indipendenza dei migranti rifugiati nel palazzo di Via Curtatoner dimostra per l’ennesima volta un po’ di cose che purtroppo già conoscevamo bene:

Un sistema politico totalmente privo di autonomia da Bruxelles, ridicolo nella sua solerzia ,e sempre alla ricerca di scorciatoie.

Quando la linea UE è l’accoglienza si unisce nel voler essere il primo della classe nel favorire gli ingressi, senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze ,puntando soprattutto a capitalizzare un credito “politico” da utilizzare per vedersi autorizzare sforamenti consistenti sulla spesa pubblica, da utilizzare a discrezione in tutt’altri settori dell’azione amministrativa del governo.


Quando cambia il vento, il Governo presunto progressista del Partito Democratico è invece in prima fila nel mostrare il pugno duro con i poveri disgraziati per allontanare da sé il sospetto di essere un anello debole del Sistema.


Le Forze dell’Ordine, come sempre più spesso accade di fronte alla povertà o al degrado, si sono mostrate incapaci di gestire situazioni delicatissime, dirette da quadri dirigenti di basso livello professionale ,arroganti , e mentalmente inclini a considerare se stessi, come avvenne a Genova tanti anni fa, “legibus soluti” e sovraordinate a qualsiasi giudizio di merito sulla moralità e sulla legalità del loro operato.


-Una classe politica, debole e di poco spessore culturale, governata dalle proprie esigenze di autoriproduzione, che insegue sempre e solo le pulsioni più immediate ed elementari di una pubblica opinione, confusa ed esacerbata da una situazione di difficoltà sociale e economica crescente, rifiutandosi per opportunita’ o incapacita’ di misurarsi con i veri problemi che emergono e di affrontare concretamente le esigenze delle persone.

 

 


scontri piazza indipendenza roma via curtatone profughi eritrei

 

Photo Credits: Tg Com 24

 

La classe dirigente non ha un neanche una vaga idea di un possibile progetto di cambiamento, che possa risolvere i nodi strutturali che generano le emergenze, a cominciare dal mutamento del modello economico e sociale imposto da Maastricht che impedisce la realizzazione di qualsiasi vera politica di solidarietà ed integrazione, in grado di evitare ogni possibile lacerazione sociale sul tema del lavoro e della accoglienza.


Nel caso di ieri, lo stabile occupato di Via Curtatone a Roma con i successivi scontri di Piazza Indipendenza, in particolare, lo sgombero ha coinvolto sopratutto profughi di Etiopia ed Eritrea, nostre ex colonie, praticamente tutti con riconosciuto e certificato diritto di asilo: di fronte a un Comune di Roma e a una Regione Lazio completamente latitanti, non si può non restare attoniti di fronte al fatto che gente con lo status internazionale di rifugiato politico in Italia debba da quattro anni occupare case per vivere.

Una situazione comune, nella Capitale del nostro Paese, a circa 40.000 persone, italiane e non, in una situazione di assoluto collasso dell’edilizia popolare pubblica. E sono stati più di 10.000 gli sfratti deliberati a Roma lo scorso anno, molto spesso eseguiti con la forza.

a Roma movimenti per la lotta per la casa

Photo credits: Cinque Quotidiano

Le soluzioni possibile erano solo due: o continuare, come nei passati quattro anni, a tollerare in via di emergenza provvisoria una occupazione ,o trovare una residenza praticabile, compatibile con le esigenze di persone che in questi quattro anni a Roma hanno trovato lavoro, mandato i figli a scuola, nonostante situazioni di degrado nel quartiere sono integrate nella comunità.


Per meri motivi elettorali, si è invece scelto dare a tutti i costi in pasto questo sgombero ad una pubblica opinione affamata di durezza.

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