di Franco Bartolomei
I processi di globalizzazione finanziaria, già avviati nella fase dell’esaurimento del modello Keynesiano negli Stati più sviluppati, si sono consolidati in modo definitivo dopo la riunificazione del mercato mondiale conseguente alla fine dell’URSS e la riorganizzazione liberista e monetarista dell’Europa, determinata da Maastricht e Lisbona, dalla libera circolazione transnazionale dei capitali, e dalla trasmissione diffusa dei processi conoscitivi necessari allo sviluppo delle capacita’produttive, hanno rappresentato, a fronte dei un inevitabile e progressivo abbassamento dei tassi di crescita economica dei paesi sviluppati dovuti alla riduzione delle capacita’ di assorbimento dei loro mercati interni, un elemento strutturale necessario ad alimentare ulteriormente, e ad alti tassi, la crescita dell’economia mondiale .
La globalizzazione dei rapporti finanziari e commerciali ha consentito una crescita produttiva reale dei paesi emergenti, tale da favorire livelli di maturazione e rafforzamento enormi dei loro mercati interni ,e della loro capacita’ di assorbimento di nuovi livelli di consumo, in grado di alimentare un volume di domanda aggregata globale tale da ricaricare processi di sviluppo a livello mondiale, non più altrimenti sostenibili sulla base del vecchio schema dell’imperialismo tradizionale, fondato su un prevalente trasferimento di risorse e ricchezze dai paesi soggetti ai paesi dominanti, che andava ad alimentare massicci e progressivi incrementi del loro surplus economico e dei loro livelli di consumo interno.
La Globalizzazione Finanziaria non costituisce pertanto la espressione di una degenerazione speculativa del capitalismo avanzato ,ma una fase necessaria a risolvere i problemi dello squilibrio e dei limiti dello sviluppo globale, facendo fronte alla crisi dei processi di crescita delle economie sviluppate, conseguente all’indebolimento o esaurimento dei loro fattori di espansione, attraverso uno sviluppo accelerato delle economie emergenti, condizionato, guidato o promosso in modo determinante, dal sistema finanziario e bancario integrato a livello globale, dal capitale multinazionale, e dagli organismi monetari sovranazionali costruiti e strutturati nel sistema geopolitico occidentale .
Questi processi di integrazione economica e finanziaria globale, fondati su un travalicamento ed annullamento progressivo delle capacita’ di governo delle economie da parte dei poteri degli Stati, stanno ora producendo, e ancor di più produrranno nel lungo periodo, dopo la esplosione della crisi finanziaria del 2007/2009, poderosi processi recessivi all’interno dei paesi sviluppati, stretti da un lato da una aggressione produttiva esterna che esprime livelli concorrenziali elevatissimi ed indebolisce la loro capacita’produttiva, precarizza il loro mercato del lavoro, ed indebolendo i livelli salariali produce una restrizione della domanda interna, e dall’altro dalle conseguenze recessive della crisi sistemica, che determinano l’impossibilita’ di usare la leva finanziaria come nuovo fattore strutturale di sviluppo caratterizzato dalla sostituzione tendenziale della rendita finanziaria e speculativa diffusa, alla capacita’ di reddito derivante dalla produzione reale di beni e servizi ,e dall’utilizzo del debito come fattore di sostegno dei consumi .
Questo scenario economico sta sempre più caratterizzando il quadro dei rapporti economici e finanziari che determinano il modello globale di sviluppo liberista: uno scenario che ci porta a considerare la globalizzazione da un lato come una esigenza strutturale dello sviluppo capitalista, e dal’altro come la fase di contemporanea maturazione di livelli di contraddizioni economiche di entita’ tali da porre come una questione attuale e necessaria il problema del superamento sociale e politico del modo di produrre capitalistico, fondato sulla totale indipendenza delle scelte d’impresa , e del sistema liberista della costruzione della ricchezza sociale rimesso all’espressione libera ed incondizionata degli interessi finanziari, fuori da ogni capacita’ di governo programmato dello sviluppo,attraverso la ricostruzione da parte degli Stati dei loro poteri di governo, intervento ed orientamento in materia di indirizzo economico, di gestione e governo del sistema del credito, e delle loro potestà in materia monetaria e fiscale, e della ricostruzione della loro sovranità nelle scelte sul terreno della qualità e della natura del proprio modello di riferimento nei rapporti sociali.