Il nostro caro compagno Felice Besostri nel suo intervento alla assemblea di RS del 28 Novembre citava l’art 49 della Costituzione scritta da Lelio Basso che così recita. “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”

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Quindi i partiti non sono entità mistiche che preesistono alla cittadinanza ma sono il frutto della libera associazione dei cittadini. La assenza di decreti attuativi di tale articolo è stata una delle ragioni della crisi , dopo quarantanni della I Repubblica.

Per la verità fu Saragat, durante la Costituente a porre con forza il tema di una legge attuativa che desse corpo all’articolo costituzionale. Ma fu Togliatti che si oppose. Evidentemente il centralismo di derivazione leninista cozzava contro il principio del “metodo democratico”. Due socialisti, sia pur diversi fra loro, come Morandi e Lombardi hanno più volte ribadito il concetto che il partito è solo uno strumento. Poi durante il Fronte Popolare Morandi (forse per necessità contingente) si rimangiò quello che aveva sostenuto in precedenza e creò un PSI molto somigliante al PCI e questo fino al 1957. La visione leninista e gramsciana (più articolata) si assomigliano nel vedere nel partito un soggetto totalizzante depositario della conoscenza del processo storico.

Ora non voglio rivangare polemiche che appartengono ad un lontano passato , piuttosto vorrei mettere in evidenza come questo modo di concepire il partito è tracimato ed ha interessato gran parte della sinistra …ricordo che la cosiddetta sinistra extraparlamentare (ad eccezione del Pdup di Foa) fatta da almeno una decina di soggetti si consideravano tutti “avanguardie del proletariato” (pur avendo pochi proletari) e si scornavano di frequente su chi poteva essere sul serio l’avanguardia.

Il minoritarismo di certa sinistra radicale nasce qui , anche se oggi il termine avanguardia non viene più usato. Resta però sempre la posizione (non espressa in modo esplicito) di voler rappresentare la vera sinistra. Ad esempio, nella II Repubblica (ma qui la colpa è del PDS) la sinistra veniva automaticamente identificata con gli ex PCI …addirittura nelle critiche a Bertinotti (giuste o sbagliate che fossero) gli si rimproverava di venire dal PSI come radice.

In realtà il PDS di Occhetto era molto più integralista del PCI anni 80. Perchè (e mi rifaccio ad un grande filosofo ebreo-francese seguace del personalismo di Mounier e Ricoeur) Levinas, l’integralismo sta nel rifiuto dell’alterità. In questo caso che possa essere esistita ed avesse dignità una sinistra diversa dal PCI ed una cultura diversa dalla sua.

I socialisti in Italia in parte si sono suicidati, in parte sono stati oggetto di una demonizzazione che è andata ben oltre gli anni 80 ma ha investito la memoria di una cultura politica che ha dato un grande contributo al progresso democratico e sociale dell’Italia. E si sa: quando una bugia viene ripetuta più volte finisce per diventare verità. Io sono assolutamente contrario a qualsiasi rifondazione del PSI.

Quelli che lo hanno fatto hanno costruito delle piccole baracche per contrattare qualche scranno di serie b per se stessi. Scrivo queste note per dire che io auspico una “sinistra” che sappia valorizzare le “alterità” non solo quella socialista ovviamente riconoscendo però la importanza che essa ha avuto nella sinistra italiana.

Come ho già detto io con RS voglio partecipare alla costruzione di una area larga alternativa al PD da sinistra (come sinistra democratica) ma credo che sia profondamente sbagliata una precipitazione organizzativa in un partito già definito…..perderebbe la capacità di attrarre una pluralità di forze e finirebbe come altre esperienze non esaltanti. Credo che sia un errore aver chiamato “sinistra italiana” (certo oggi è solo un gruppo parlamentare) per le ragioni che dicevo prima.

In Italia il termine “sinistra” è stato automaticamente identificato con il PCI. Credo sia più pregnante il termine “democrazia e Lavoro”, comunque un nuovo soggetto ha bisogno di una profonda riflessione e messa in discussione di quella che è stata la sinistra della II Repubblica

GIUSEPPE GIUDICE

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