Essere socialisti biografici non è di per se né un merito assoluto, né una maledizione biblica, del resto certuni possono essere biografici senza essere socialisti, dietro la biografia si nasconde solo un opportunismo di bassissimo profilo.
Però c’è da dire che purtroppo spesso tra i non biografici si è speso nascosto un atteggiamento non dico negativo ma di svalutazione implicita di una storia (quella socialista ) che è comunque costitutiva della democrazia repubblicana. E lo si vede chiaramente dal continuo identificare la sinistra con il PCI. Cosa che non si può accettare pur riconoscendo i meriti (e le contraddizioni) del PCI; non si possono avallare falsificazioni storico politiche e non si dimenticare che è proprio l’implosione opportunistica del post-comunismo che ha prodotto il PD ed ha spianato la strada a Renzi.
A sinistra del PD c’è per ora un quadro confuso sia per l’assenza di basi culturali solide, sia perché, di fatto, al di là delle storie che ci vengono a raccontare, i problemi di leadership sovrastano quelli politici seri. Del resto la politica italiana di serio non ha nulla. Se tutto si riduce ad un giochetto di ceti politici da collocare (ma Rifondazione e SeL non sono stati ultimamente questo?…Gennaro Migliore viene da Rifondazione di cui era uno degli esponenti di punta…) si protesta ma poi sottobanco ci si accorda con il PD.
Radicalismo e doroteismo convergono come spesso è accaduto in Italia. Del resto siamo a metà Ottobre e non si vedono i segni tangibili di un processo costituente. Che io auspico superando le chiusure dei ceti politici. E però una formazione a sinistra del PD non credo possa fare a meno della esistenza visibile di una area socialista che da un contributo di programma e valori a questa area che non va pensata come sinistra-sinistra (che vuol dire?) ma un movimento che leghi contestualmente due principi che la seconda Repubblica renziana sta svuotando.
La “postdemocrazia” delle contro riforme costituzionali fa il paio con la precarizzazione e svalutazione del lavoro .”Democrazia e lavoro” potrebbe essere il simbolo di questo soggetto preferibilmente largo.
So benissimo che nel 2015 occorre rigorosamente separare ciò che è vivo e ciò che è morto della tradizione socialista (“la fiamma e la cenere , diceva il fondatore della SFIO Jean Jaures), fatto è che l’eclissi della parte più attuale di quella tradizione ha certo contribuito alla implosione della sinistra.
Sappiamo bene che il socialismo europeo è spento nella sua missione (e mi riferisco a quello centro e nord europeo), quello mediterraneo è certo più critico verso l’attuale assetto europeo ma gli manca un progetto forte ed è condizionato da un ceto politico che non mi pare molto combattivo .
La vera sorpresa è Corbyn che rappresenta una vera disconuità con il blairismo ma non certo con la migliore tradizione del socialismo inglese (Cole, Attlee, Bevan ecc) ovvero quel socialismo che più degli altri ha contribuito a fornire le basi culturali del modello sociale europeo che proprio in Gran Bretagna subì il primo attacco dalla Thatcher.
E forse, non so, non è un caso che nel paese alla base della controffensiva liberista, rinasca un nuovo socialismo democratico che possa influenzare (sperare non costa nulla) anche altri movimenti europei.
GIUSEPPE GIUDICE