C’è un modo abbastanza sicuro per capirlo. Leggere quello che scrivono i giornali italiani e pensare al contrario.
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Ha vinto l’Europa, ci dicono. Ma quale Europa avrebbe vinto? Non quella politica; anche perchè non si è mai manifestata. Non quella atlantica: i grandi ambienti finanziari non hanno apprezzato nè le posizioni tedesche nè gli accordi imposti. E non ha nemmeno vinto l’Europa di Maastricht: perchè la crisi greca non è stata nè risolta nè cancellata e si riproporrà, in forma aggravata, tra qualche mese.
Non ha vinto, infine, l’Europa sovranazionale contro quella degli stati, al contrario. Perchè nell’Europa degli stati, quella che conosciamo, non c’era partita tra Berlino e Atene; mentre nell’Europa sovranazionale, quella che sogniamo, l’appartenenza non si misura sull’entità del deficit ma piuttosto sulla capacità di essere parte attiva di una comunità politica e culturale. Tanto per essere chiari, la partita non era e non è mai stata tra euro e dracma; bensì tra due diverse visioni dell’Europa: quella dei padri fondatori e quella degli epigoni. La vittoria momentanea di questi ultimi non porta da nessuna parte; la prima non potrà essere cancellata dall’orizzonte.
A detta dei nostri Soloni, avrebbero perso, tutti insieme, Tsipras, Syriza e, tanto per non farsi mancare nulla, la Grecia e magari anche l’assurda pretesa della democrazia.
Io non ne sarei così sicuro. Nonostante il suo insuccesso Tsipras è ancora lì. E anche tra psicodrammi vari, Syriza è ancora al governo: e chissà mai perchè, è data al 43% nei sondaggi. Se le cose fossero come ci vengono raccontate dai nostri soloni, la gente dovrebbe invadere le strade ripudiando chi l’aveva ingannata con false promesse e affollandosi al passaggio della Troika per elemosinare il suo aiuto. E, invece, non è così e non è così perchè la gente sente, magari confusamente, che la battaglia è stata persa perchè, nelle attuali circostanze, non poteva essere vinta. Ma che proprio per questo andava combattuta, rivendicando dei diritti e facendo ricorso a tutti gli strumenti della democrazia. Se si fosse rassegnata, se avesse detto sì, allora avrebbe, forse, ottenuto condizioni migliori; ma a costo di perdere sè stessa e le ragioni della sua battaglia.
Del resto, la storia della sinistra è anche la storia di tante battaglie perdute che non ne hanno mai intaccato nè le ragioni nè le speranze. Anche questo ci ricorda la Grecia, contro le ricorrenti tentazioni dell’abbandono.

ALBERTO BENZONI

 

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